Buon compleanno, Gigi!

Buon compleanno, Gigi!

E sono 77. Meno della metà dei gol che ha messo a segno in campionato con la maglia del Cagliari (156), più del doppio delle reti che ha segnato in Nazionale (35 in 42 partite: record ancora imbattuto). Gigi Riva compie gli anni e per l’Isola è un avvenimento segnato in rosso nel calendario, da festeggiare come al solito: con un affetto discreto, mai invadente, ma non per questo meno profondo. Un amore che non ha bisogno di grandi esibizioni per venire spiegato, dimostrato; un sentimento sgorgato naturalmente, che segue il richiamo del sangue e la legge delle affinità elettive.

Gigi patrimonio nostro come il mare e la bandiera dei 4 Mori; esempio di fierezza, orgoglio, coraggio, in campo e fuori; passaporto di riconoscimento per i Sardi sparsi nel mondo. Ha segnato un’epoca, ha portato il Cagliari in alto dove non era mai arrivato. Insieme ai suoi compagni altrettanto straordinari ha contribuito a conquistare uno Scudetto storico, il primo per una squadra del Sud. Chi non l’ha mai visto giocare, non sa cosa si è perso. Il suo sinistro era un’arma illegale, potente e preciso. Non faceva prigionieri quando lo esplodeva, secco, nervoso, letale. I portieri non ci dormivano la notte, i difensori gli si aggrappavano per contenerne la forza vitale, lo strapotere fisico.


Ogni pallone era come se fosse l’ultimo. Ci si avventava con una rabbia che aveva radici lontane e tentava di curare ferite sempre vive. Nascevano così certe prodezze in acrobazia, in rovesciata oppure con voli d’angelo su palloni scagliate a mezz’altezza. E le gradinate dell’Amsicora tremavano, inadatte a contenere l’entusiasmo dei tifosi.I gol lo raccontano ma sarebbe una narrazione incompleta. Perché non tengono conto del carattere, della generosità. Come diceva un suo vecchio allenatore, Gigi metteva la testa dove gli altri temevano di mettere il piede. Spendeva il cuore, era finita solo quando era finita. Il gol, una missione, un motivo di vita. Lo cercava in tutti i modi; se non segnava, usciva dal campo rabbuiato. Ma non al punto da piazzare sé stesso prima delle esigenze della squadra: quando c’era bisogno, retrocedeva e spazzava come avrebbero fatto i fratelli della difesa Martiradonna e Niccolai. Leader, capobranco per istinto e riconoscimento naturale da parte dei suoi simili. 

Non sono molti a potersi vantare di essere riusciti a fermarlo. Hanno usato anche le maniere forti, come fece l’austriaco Hof nel 1970 durante una partita in Nazionale. Quel serio infortunio pregiudicò le possibilità del Cagliari di replicare la vittoria in campionato e di fare strada in Coppa dei Campioni. L’invidia degli dei, il destino di un eroe omerico. Gigi seppe rientrare contando su una forza d’animo con pochi eguali. Sempre col Cagliari, dicendo di no a tutti coloro che avrebbero voluto strapparcelo via. L’avrebbe vissuta come un tradimento e lui non è tipo da tradire. È rimasto con noi, nella sua terra, con la sua gente. Felice di rimanere. La maglia rossoblù col numero 11 non se l’è mai tolta. Ce l’aveva quando da dirigente ha lottato per salvare il club dal fallimento negli anni ’80, ce l’ha ancora adesso che ricopre la carica di Presidente onorario.

Oggi è il suo compleanno: tanti auguri Gigi. Anzi, a chent’annos!