
La “Repubblica dei portieri”
Una serata speciale per i tanti tifosi che stasera a Pejo hanno avuto la possibilità di conoscere meglio “La Repubblica dei portieri” rossoblù: una squadra nella squadra, formata dai quattro moschettieri della rosa che ricoprono uno dei ruoli più complicati nel calcio. Sul palco Simone Aresti, Giuseppe Ciocci, Alessio Cragno e Rafael hanno risposte alle domande e curiosità dei giornalisti Fabiano Gaggini (L’Unione Sarda) e Alberto Masu (Videolina).
Cragno ha parlato del 2019 come di un anno indimenticabile: “In campo, con la conquista della Nazionale, e fuori: mi sono sposato a giugno, io e mia moglie Silvia aspettiamo una bambina che nascerà a settembre”. La più bella parata della stagione, il rigore parato a Kownacki all'ultimo minuto di Cagliari-Sampdoria. “Una bella scarica di adrenalina. Non male nemmeno la parata sul tiro di Badelj contro la Lazio e quella contro la Roma, su una conclusione di El Shaarawy”. Toscano di Fiesole, Cragno ormai si sente cagliaritano a tutti gli effetti: “Non potrebbe essere altrimenti: mia moglie è di Cagliari, mia figlia nascerà a Cagliari. I sardi hanno un attaccamento incredibile alla loro Terra”. Gli idoli da bambino erano Buffon e Casillas. “Dello spagnolo ricordavo la dinamica di alcune parate a memoria”. Come gestire la concorrenza nella “Repubblica dei portieri?” Alessio pone l’accento sulla forza del gruppo: “A prescindere da chi va in campo, tutti danno il massimo per la squadra. Il raggiungimento dell'obiettivo comune è l'unica cosa che conta”. Per essere portieri occorre passione e incoscienza: “Siamo gli unici a poter prendere la palla con le mani e spesso ci vuole coraggio a metterle dove gli altri vanno con i piedi. Ci buttiamo per terra, saltiamo da un palo all'altro: è un ruolo diverso, richiede doti particolari”.
Conferma Rafael, il più esperto dei quattro: “Noi portieri siamo tutti un po' pazzi – scherza - Io ho iniziato la mia carriera da attaccante ma non ero così forte e allora ho arretrato un po’ la mia posizione in campo”. Tra i preziosi ferri del mestiere, i guanti. “I primi che ho avuto li custodivo come si fa con qualcosa di veramente prezioso”. Il portiere brasiliano ha avuto parole di elogio per Cragno: “Chi va in campo ci rappresenta tutti. Alessio sta raccogliendo i frutti di quanto ha seminato negli anni passati. Siamo contenti che stia facendo tanto bene”. La carta di identità segna 37 anni, ma Rafael è ancora validamente sulla breccia. “Certo, è strano pensare che esordivo in prima squadra quando Ciocci nasceva! Prima o poi il momento di smettere arriverà ma non ho ancora riflettuto su quello che farò dopo il calcio”. In Sardegna Rafa ha trovato subito tanti amici. “L'impatto è stato incredibile. I sardi sono gente calorosa, per certi versi simili ai brasiliani. Mi sono sentito immediatamente come a casa”.
Aresti, dopo aver confessato le battute scherzose dei compagni per il suo nuovo colore di capelli (“Mi chiamano Salmo…anche la mia ragazza all’inizio mi ha detto che sarebbe meglio tagliarli a zero!”), ha rivelato qualche piccola curiosità sullo spogliatoio. “Il deejay lo fa Pavoletti, ma il tipo di musica che mette non è proprio il mio genere. I gusti sono gusti. Posso dire poi che Cragno ama dedicarsi ai puzzle”. Il portiere sardo ha ammesso la sua predilezione per i colleghi estrosi: “Come Higuita o Canizares, ad esempio”.
Infine la mascotte del gruppo, Ciocci, al suo primo ritiro con la prima squadra, uno dei ragazzi del nuovo millennio, è nato il 24 gennaio 2002. “Sono cresciuto nella scuola calcio Gigi Riva, un grande calciatore ed un grande uomo. Ho trovato un gruppo molto unito, per me è un onore allenarmi con professionisti del calibro di Rafael e Simone. Alessio è tra i miei idoli. Cerco di rubare qualcosa a tutti loro. Il campionato Primavera1? Sarà una stagione molto importante, dobbiamo confermare quanto di buono fatto l'anno scorso. Ho buone sensazioni”.
Al termine, spazio per i selfie e gli autografi nel temporary shop rossoblù in piazza. Una serata speciale dedicata ad un ruolo speciale.