12 aprile 1970: Cagliari Campione d'Italia

12 aprile 1970: Cagliari Campione d'Italia

12 aprile 1970: il Cagliari batte il Bari 2-0 all’Amsicora e con due giornate di anticipo ottiene la matematica certezza della vittoria dello scudetto. Un trionfo storico, epico, tramandato ancora oggi da generazione a generazione e il cui significato travalicò gli aspetti sportivi per assumere una rilevanza sociale. Come scrisse Gianni Brera, il più grande giornalista sportivo italiano: “La vittoria dello scudetto rappresentò l’ingresso della Sardegna in Italia”.

Se n’è parlato, in ricorrenza del 48° anniversario di quella meravigliosa giornata, in un incontro al liceo “Siotto” moderato dal giornalista Nicola Muscas. Presenti alcuni protagonisti della squadra del 1970 come Ricciotti Greatti, Beppe Tomasini, Adriano Reginato e Cesare Poli e i giornalisti Mario Guerrini e Dionisio Mascia. Di fronte alla platea degli studenti del “Siotto”, che in oltre 200 hanno affollato l’Aula magna, è venuto fuori un ritratto appassionante della Cagliari e della Sardegna di allora, col racconto di aneddoti gustosi sulla mitica squadra allenata da Manlio Scopigno, il tutto impreziosito dalla visione di rari filmati d’epoca.

Mario Guerrini seguiva il Cagliari per “Tutto il calcio minuto per minuto” e per “La Domenica Sportiva” ma si occupava anche di cronaca. “A quel tempo in Sardegna era particolarmente vivo il fenomeno del banditismo e per questo l’Isola godeva di una cattiva fama. Le imprese del Cagliari mostrarono un volto diverso della Sardegna che contemporaneamente muoveva i primi passi verso la piena valorizzazione turistica”.

Dionisio Mascia ha iniziato il suo intervento leggendo un articolo scritto - subito dopo la vittoria - dall’allora direttore de L’Unione Sarda Gianni Filippini: il Cagliari veniva paragonato alla comparsa che esce dal fondo del palcoscenico ed è capace di rubare la scena ai primi attori, in un completo ribaltamento dei ruoli. “Una grande squadra costruita pezzo per pezzo da un grande allenatore come Scopigno – ha proseguito Mascia – Un modello di organizzazione tattico, con giocatori fortissimi sotto il profilo tecnico e atletico, che avrebbero potuto vincere perlomeno altri due scudetti. Cera fu il primo libero moderno, precursore di Beckenbauer”.

Il regista di quella squadra era Ricciotti Greatti: “Quando sono arrivato al Cagliari, ti sbattevano in Sardegna per punizione. Nemmeno io volevo venirci: ricordo il viaggio in auto da Olbia, non finiva mai, percorrendo strade che non si potevano definire tali. Negli stadi della Penisola ci urlavano “banditi” e “pecorai”. Piano piano però ci siamo guadagnati il rispetto e la simpatia di tutti, grazie alla bellezza del nostro gioco. Io qui mi trovavo a casa: così quando anni dopo mi vendettero al Vicenza rifiutai, rinunciando ad un bel po’ di soldi. Mi ero innamorato della Sardegna”.

Nemmeno Beppe Tomasini era entusiasta di sbarcare nell’Isola: “Avevo giocato un paio di anni prima a Cagliari col Brescia, la città mi era piaciuta. Inizialmente rifiutai il trasferimento e i dirigenti della mia squadra mi dissero: “Pensaci una settimana e in caso smetti di giocare”. Nel giro di due mesi mi sono ambientato alla grande in questa terra fantastica. Quando eravamo impegnati in trasferta sapevamo di giocare anche per gli emigrati che in continente erano stranieri. Eravamo legati alla città, alla Sardegna, alla maglia. Sono state queste le molle che ci hanno portato a compiere quell’impresa”

Adriano Reginato detiene ancora il record di imbattibilità iniziale nei campionati a 18 squadre, stabilito nel 1966-67: “Sono stato fortunato. Il record lo condivido con i miei compagni, il merito principale lo attribuisco a loro. Eravamo fortissimi in tutti i reparti. L’allenatore Silvestri era un duro mentre Scopigno che lo sostituì alla guida della squadra ci responsabilizzava. Uno scudetto indimenticabile”.

Di Scopigno, il “Filosofo”, ha parlato anche Cesare Poli: “Sembrava che non gliene importasse niente, col suo fare disincantato, invece di noi sapeva tutto. In una squadra c’è chi gioca di più e chi di meno, ma il gruppo era veramente affiatato, dentro e fuori dal campo. Il Cagliari era davvero una grande squadra, arrivava sempre nei primi posti, penso che con un pizzico di fortuna avrebbe potuto vincere di più”.

I ragazzi del Siotto ascoltano attenti, in silenzio. Di domande e curiosità ce ne sarebbero tante. “Cos’era Gigi Riva per voi?”. Per tutti risponde Tomasini: “Gigi era il nostro condottiero: tutti eravamo importanti, amici dentro e fuori dal campo, ma lui era la nostra guida e noi lo seguivamo”. Il Cagliari oggi? “È un momento delicato, nella storia del club ce ne sono stati: ora tutto l’ambiente deve stare vicino alla squadra”.

L’incontro si conclude con foto e autografi, il ricordo dell’impresa resta vivo e quei Campioni saranno tali per sempre. 12 aprile 1970: una data indimenticabile per tutti gli sportivi ma anche per tutti i sardi.