Canzi: “Passione e impegno per il Cagliari”

Canzi: “Passione e impegno per il Cagliari”

Il vice allenatore Max Canzi ha parlato con Il Corriere dello Sport in edicola oggi. Tra gli argomenti affrontati durante l’intervista la lunga esperienza alla guida della Primavera rossoblù, il recente passaggio in prima squadra nello staff di mister Zenga: “La società mi ha chiesto di dare una mano e ho accettato molto volentieri. Vivo in Sardegna da sei anni, sono molto legato a questa terra, al suo popolo e al Club: ho lavorato al fianco di Daniele Conti e Alessandro Agostini, il loro aiuto è stato fondamentale per trasmettermi i valori di una squadra che rappresenta una regione. Lo hanno fatto benissimo con me e con i ragazzi, proverò a far capire a mister Zenga il nostro ambiente”.

LA STAGIONE DELLA PRIMAVERA
“Se analizziamo le forze in campo abbiamo fatto una stagione mostruosa perché siamo una squadra costruita col Settore giovanile, cosa che ormai non succede più da nessuna parte. Credo che in questo momento siamo una realtà unica grazie al lavoro fatto a partire dal presidente Giulini passando per lo scouting, l'Academy di Bernardo Mereu fino ai vari responsabili che si sono succeduti: Mario Beretta, Martino Melis, Oscar Erriu e ora con Pierluigi Carta”.

L'IMPATTO CON ZENGA
“L'ho incontrato da avversario diverse volte, c'è sempre stata una stima reciproca. Mi ha colpito molto il suo modo di stare in campo, è molto presente, anche al centro dell'allenamento. E poi c'è una cosa che va subito all'occhio: è l'unico allenatore che ha lavorato in otto nazioni e che parla perfettamente cinque lingue. Lo vedi passare dallo spagnolo con Nandez all'inglese con Klavan per poi chiacchierare in rumeno con Ionita. Abbiamo poi in comune Antonello Brambilla, il preparatore dei portieri, col quale il mister ha già lavorato”.

OLTRE IL CALCIO
“Mi reputo una persona che ha la fortuna di fare un mestiere non più per hobby. Mi reputo un eletto perché sono in pochi ad avere questa fortuna e io ci metto sempre grande passione. Sono da venti giorni nel centro sportivo, lontano dalla famiglia che sta a Milano, non so quando potrò rivederli ma ho fatto una scelta di stare qui per fare squadra da subito con Zenga, Vio e il direttore Carli. Alla fine di quest'incubo ne uscirò molto cambiato e con valori differenti. Nessuno poteva immaginare una situazione simile ma che allo stesso tempo ti dà la possibilità di pensare e riflettere su ciò che conta. Affetti, salute e amicizia sono valori che acquisiscono spazio e diventano ancora più importanti”.